(Di G. Gambassi) .La “riforma” del Catechismo con cui si dichiara “inammissibile” la pena di morte è “una scelta che aiuterà nella battaglia per la vita, a partire dalla difesa di quella più debole”. Ne è convinto Mario Marazziti, già portavoce della Comunità di Sant’Egidio, che definisce la decisione di papa Francesco “un passo decisivo che incoraggerà in modo formidabile l’impegno a favore dei diritti umani”.
Soddisfazione è stata espressa dall’arcivescovo di Los Angeles, Josè Horacio Gomez, vicepresidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, il quale spiega che “mostrare misericordia a quelli che non la “meritano” perseguendo la redenzione di coloro che hanno commesso il male, lavorare per una società dove ogni essere umano è considerato sacro e protetto, questo è ciò per cui siamo chiamati a seguire Gesù Cristo e a proclamare il suo Vangelo di vita in questi tempi e in questa cultura”. Il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) parla di “gioia” per la scelta di Bergoglio che “ci invita a obbedire al comandamento del Signore ‘Non uccidere’ e ratifica il principio dell’inviolabilità della vita e della dignità umana che non si perde nemmeno dopo aver commesso reati molto gravi. Monsignor Piero Coda, teologo e preside dell’Istituto universitario Sophia di Loppiano, intervistato da Vatican New, afferma che siamo di fronte a “un esempio magnifico di cosa significa la tradizione nella Chiesa. E’ continuità nella continua novità che garantisce ciò che non è modificabile ma lo sviluppa a seconda della coscienza che matura nel tempo”.
Spiega Marazziti che “la Chiesa cattolica è assieme all’Unione europea la più significativa realtà mondiale che è in campo per l’abolizione della pena capitale”. E il magistero degli ultimi tre Papi lo testimonia. “Giovanni Paolo II – prosegue – è intervenuto in più occasioni appellandosi sia al rispetto della dignità della persona sia ai mezzi che possiede la società odierna per difendersi dal criminale. Benedetto XVI ricevendo nel 2011 i ministri della giustizia presenti al Congresso internazionale promosso da Sant’Egidio sul tema ‘Non c’è giustizia senza vita’ aveva spronato ad abolire la pena di morte. E papa Francesco ha fatto di questo tema un filo conduttore del suo ministero. Adesso il rescritto esorta gli episcopati e i laici cattolici a prendere in seria considerazione la necessità di intervenire perché si giunga a una moratoria mondiale. Il che implica anche non prendere alla lettera certe espressioni della Scrittura”. Eppure sono ancora 56 gli Stati dove le esecuzioni capitali sono in vigore. “La pena di morte – sottolinea Marazziti – è una scorciatoia militare per problemi sociali che non si sanno risolvere. In nessun Paese del mondo ha un effetto di deterrenza. E, come accade per altre questioni, come l’immigrazione, è un elemento di facile presa su una parte dell’opinione pubblica usato dalle classi dirigenti. Governanti che promettono sicurezza legittimando una cultura di morte”. Nel nuovo testo del Catechismo si rimarca che la pena non può essere solo uno strumento repressivo. “Se così fosse – afferma Marazziti -, contraddirebbe in radice il rispetto della vita in quanto attribuirebbe allo Stato il potere di decidere chi è umano, e quindi deve vivere, e chi è considerato definitivamente disumano, e quindi può essere eliminato. Una pena che non abbia finalità riabilitative è una vendetta che non apre alla possibilità di redimersi”.