di don Bruno Meneghini –
Papa Francesco, in questi anni del suo pontificato, ci ha abituato ad un linguaggio nuovo, più immediato, più pratico, più facilmente comprensibile da tutti. Virus e anticorpi: nuova terminologia che traduce il classico riferimento ai vizi e alle virtù, alle tentazioni e alla grazia di Dio. Parlare di “virus”, infatti, fa capire subito all’uditore contemporaneo che si tratta di qualcosa di pericoloso, che facilmente può propagarsi e minare la salute della chiesa e dell’umanità, qualcosa che “c’è nell’aria”, che può prenderti senza nemmeno accorgerti: per questo è necessario vigilare. Virus facilmente contagiosi, che si trasmettono con il pensiero e con le pratiche di vita, con le ideologie e con le contro-testimonianze. E’ tra questi virus potenti, da cui occorre vaccinarsi per avere buoni anticorpi, che Papa Francesco ne ha elencati due, strettamente imparentati: la “rassegnazione al degrado ambientale ed etico” e lo “sfruttamento di tanti uomini e donne”.
Anzitutto la rassegnazione come atteggiamento spirituale di fondo. Nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, Papa Francesco scrive: Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso della sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti dalla faccia scura. Nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. Chi comincia senza fiducia ha perso in anticipo metà della battaglia e sotterra i propri talenti. Anche se con la dolorosa consapevolezza delle proprie fragilità, bisogna andare avanti senza darsi per vinti, e ricordare quello che disse il Signore a San Paolo: “Ti basta la mia grazia: la forza infatti si manifesta nella debolezza”. Il trionfo cristiano è sempre una croce, ma una croce che al tempo stesso è vessillo di vittoria, che ci porta con una tenerezza combattiva contro gli assalti del male. Per questo il Papa suggerisce che di fronte al deserto della rassegnazione il nostro compito è quello di essere “persone-anfore”, serbatoi di speranza, che indicano agli altri un cammino possibile per superare il virus della chiusura in sè stessi che porta alla sterilità e alla malattia spirituale. Ma questo servizio all’umanità è realizzabile solo nella misura in cui noi per primi abbiamo fatto esperienza di questa speranza, di un cambiamento in atto che è Dio a portare avanti, per mantenerci così in un continuo atteggiamento di conversione, vero antidoto alla rassegnazione.
Tornando al virus indicato dal Papa, il riferimento va poi al degrado ambientale ed etico. Due facce della stessa medaglia: ambiente ed etica. il creato e l’umano. La grande e sorprendente affermazione che ci è stata consegnata dall’enciclica Laudato sì è proprio quella di una “ecologia integrale” – a cui il Papa dedica un intero capitolo al cuore del documento – sostenendo la tesi che “tutto è connesso”, come ripete più volte in molti passaggi del testo. Non sono cioè problemi distinti quelle dell’ecologia e dell’ingiustizia, l’inquinamento e l’in-equità, l’abuso del creato e l’abuso sull’uomo. C’è invece un grido della terra oltraggiata che ci unisce al grido dei poveri oppressi e sfruttati, perchè entrambi questi risultati sono esito dell’egoismo dell’uomo, che sfrutta il creato anziché custodirlo e soggioga il prossimo anziché riconoscerlo come fratello. Proprio queste sfide, che sono fatte per essere superate, – afferma con forza Evangelii Gaudium – sono oggi una frontiera che ci chiede di uscire da una logica di rassegnazione per un rinnovato e convinto impegno.
Un’ultima parola sul tema dello sfruttamento di uomini e donne. Siamo tutti d’accordo nel condannarlo, ma… siamo tutti conniventi nel praticarlo! Se, infatti, ci sta a cuore il bene comune com’è possibile che facciamo finta di non vedere quelle che sono vere e proprie piaghe sociali? Ad esempio il gioco d’azzardo, che ogni anno getta sul lastrico e sfascia famiglie intere. Per non parlare della prostituzione, che continua ad essere presente in tante forme anche nel nostro territorio più di quanto si possa immaginare: se esiste è perchè qualcuno ne usufruisce, contribuendo a giri di affari esorbitanti e ad un vertice di schiavitù che si trasforma in una vera e propria tratta di esseri umani da piazzare sul mercato. Altro aspetto: il commercio di droga, che continua ad essere allarmante per la sua diffusione tra i giovani. Se tutto questo è compito della politica, non di meno è responsabilità anche della comunità cristiana farsi carico delle persone e fare in modo che siano radicalmente distrutte a monte quelle “strutture di peccato” che generano iniquità e povertà.
Anche il mondo del lavoro, oggi come ieri, può essere un luogo di sfruttamento, soprattutto quando è vissuto “in nero”, o con mansioni sottopagate, o in un ambiente poco salubre, o ancora in un contesto di difficili relazioni interpersonali. A dire il vero ci sono anche, delle “buone pratiche” di lavoro, capaci di generare un’economia positiva, non schiavizzante, grazie al ruolo centrale dell’etica e dei valori umani che sempre più iniziano ad entrare come criterio importante dell’impresa. Si aprono così esperienze molto belle e umanizzanti di lavoro “libero, creativo, partecipativo, solidale” capaci di costruire una società più armonica perchè più giusta e fraterna.Forse è proprio questo il punto di partenza che ci sprona a non rassegnarci: partire dal positivo già presente in mezzo a noi, dagli “anticorpi” già in campo. Purchè questo non sia un pretesto per accontentarci, ma per alimentare un maggior impegno che moltiplichi il bene contro ogni possibile “virus” spirituale. Per Dirla con San Paolo: “ Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male”. Buona guarigione a tutti!