(A.M. Valli) – “Vietato lamentarsi”: dice così il cartello che papa Francesco ha fatto affiggere qualche tempo fa sulla porta del suo appartamento a Santa Marta. E’ il regalo di uno psicoterapeuta, Salvo Noè, che si occupa di corsi motivazionali, incontrato durante un’udienza dello scorso giugno in piazza San Pietro. Sul cartello, oltre all’invito a non lamentarsi, si legge che “i trasgressori sono soggetti da una sindrome da vittimismo con conseguente abbassamento del tono dell’umore e della capacità di risolvere i problemi” e che “la sanzione è raddoppiata qualora la violazione sia commessa in presenza di bambini”. “Per diventare il meglio di sé – conclude l’avviso – bisogna concentrarsi sulle proprie potenzialità e non sui propri limiti. Quindi: smettila di lamentarti e agisci per cambiare in meglio la tua vita”.
Se Francesco ha deciso di appendere il cartello vuol dire che non poche persone vanno da lui a lamentarsi di qualcosa. Così ha voluto mettere in guardia da un atteggiamento ben poco costruttivo.
“L’incontro con il Papa è nato dal mio desiderio di conoscere una persona straordinaria”, spiega Salvo Noè. “Gli ho consegnato questo cartello perché, nel 2013, Francesco ha pronunciato un’omelia in cui ribadiva la condanna delle lamentele spiegando che “ci tolgono la speranza”. Parole che mi hanno colpito perché rafforzano la mia convinzione, espressa nel libro Smettila di lamentarti”.
“In Italia – dice lo psicoterapeuta – lo sport più praticato non è il calcio, ma il lamento. C’è chi si laurea in lamentatologia e ottiene voti alti perché si lamenta di tutto, anche se non c’è motivo valido. Il lamento è un’abitudine e spesso non è legato a determinate circostanze. Se siamo abituati a lamentarci, lo faremo sempre. Se c’è il sole ci lamentiamo perché sudiamo, se non c’è ci lamentiamo per la pioggia. Chi è abituato a lamentarsi lo fa automaticamente, perché è entrato in una sorta di cappa vittimistica. Il cartello che ho regalato al Papa vuole essere un modo per sottolineare che, se perdiamo tempo a lamentarci, quel tempo lo sottraiamo alla ricerca delle soluzioni per migliorare la nostra vita. Quindi dobbiamo cambiare sport: dallo sport del lamento a quello delle soluzioni. Trovare soluzioni insieme per vivere meglio”.
“Mentre gli consegnavo il cartello – racconta ancora Noè – ho sentito che Francesco diceva ai suoi collaboratori di appenderlo all’ingresso della sua stanza, ma non mi aspettavo che l’avrebbero fatto davvero. Certo, se non fosse accaduto non mi sarei lamentato! Mi sarebbe già bastato incontrare il Papa e ricevere la sua energia. Ma sapere dove ha appeso il mio cartello mi emoziona e mi commuove”.